Festival di Cannes 78 esima edizione : lo spirito libero di Goliarda e non solo nel Palmarès
Di Laura Damiola
Sotto l’immagine dell’abbraccio di un uomo e una donna, da una parte Jean Louis Trintignant dall’ altra Anouk Aimée,che ci ha accompagnato per 13 giorni, si è chiusa la 78 esima edizione del Festival del Cinema di Cannes.
L’unico film italiano in concorso nella selezione ufficiale, è stato escluso dal Palmares. E’ Fuori di Mario Martone, che racconta un pezzo di vita della scrittrice siciliana Goliarda. Sapienza, il filmè stato molto apprezzato dalla critica
italiana, ma non capito dalla critica straniera. Il personaggio personalità scomoda e complessa indomita, è considerata una delle scrittrici più significative della letteratura italiana del Novecento, una voce libera e selvaggia che “L’arte della gioia“, è un invito a conquistarsi la libertà e il piacere – e a difenderli strenuamente. La scrittrice è incarnata con maestria dalla convincente Valeria Golino. Ma Goliarda Sapienza ha vinto per la sua ricerca di libertà interiore.

La stessa ricerca di libertà che ha fatto vincere un’adolescente Nadia Melliti diretta dalla regista Hafsia Herzi nel film La Petite dernière. Premio miglior interpretazione femminile della 78 esima edizione. Fatima (Nadia Melliti) figlia di immigrati algerini che vive nella banlieue di Parigi. La giovane protagonista, pur provenendo da una famiglia algerina musulmana è lesbica e cerca l’emancipazione attraverso la sua passione per il calcio e gli studi di filosofia.
Quando siamo davvero liberi? quando non indossiamo i panni che gli altri ci chiedono di indossare; quando rispondiamo solo alla nostra essenza piu’ vera.
Ma in quest’anno di caos generale, gli autori hanno affrontato temi sulla ricerca di libertà dalle oppressioni. E’ un esempio il premio piu’ importante, la Palma d’oro,assegnata al regista dissidente iraniano Afar Panahi, che rifiuta di sottomettersi al regime di Teheran, e che per la
prima volta, dopo 15 anni, ha potuto accompagnare a Cannes il suo film. a tutti gli iraniani che lottano per la libertà, la dignità umana e la democrazia. Ricevendo il
premio ha sottolineato l’importanza di mettere da parte tutte le differenze. Una richiesta rivolta a tutti gli iraniani che lottano per la libertà, la dignità umana e la democrazia.
Mettiamo da parte tutte le differenze. Spero che potremmo raggiungere la libertà, per vivere in una società in cui nessuno ci dica cosa indossare o non indossare, cosa fare o non fare Afar Panahi, 64 anni, regista della Nouvelle Vague iraniana,
ha ricevuto il prestigioso riconoscimento per il film clandestino “A Simple Accident”, un romanzo politico che tagliente in cui degli ex prigionieri sono tentati di vendicarsi del loro torturatore. In violazione delle leggi della Repubblica Islamica, le attrici si presentano senza velo. Da dove tempo critico del governo iraniano, il regista e’ stato incarcerato due volte nel suo Paese: per 86 giorni nel 2010 e per quasi sette mesi tra il 2022 e il 2023. Il governo di Teheran si dice offeso per utilizzo abusivo da parte del governo francese” e del Festival di Cannes “per promuovere il suo programma politico contro la Repubblica slamica”. Il film, un regolamento di conti con il regime, racconta la storia del rapporto tra una vittima e il suo aguzzino durante un viaggio in furgone. “Una Palma d’oro, che riaccende la
speranza in tutti i combattenti per la libertà ovunque nel mondo”, ha detto durante la conferenza stampa,provocando l’ira delle autorità iraniane. Doppietta di premi, miglior regia e miglior attoreprotagonista per il thriller politico Agent. Al regista brasiliano fuggito al governo di Bolsonaro, Kleber Mendonça Filho, il film è ambientato a Recife durante il carnevale del 1977 durante il quale morirono decine di persone vittime della violenza quotidiana. Secret Agent, simile al genere poliziesco, vede la partecipazione della star brasiliana Wagner Moura, premio della 78 esima edizione come miglior attore protagonista, nel doppio ruolo di un insegnante e professore e di un agente di polizia devoto a
un oppositore del regime.

C’è stato un consenso unanime per Sentimental value di Joachn Trier, vincitore del Gran Premio della Giuria, assegnato al regista norvegese, per un film di controtendenza di questa edizione, permeata da film politici che riflettono un mondo in caos. Il film di Treier e’ dolce e malinconico, intimo, autobiografico, sui rapporti complessi fra un padre regista e le sue figlie e dimostra che
il cinema puo’ anche aiutare a ricomporre legami spezzati. Uno spazio importante è stato dato alla condizione di bambini e adolescenti protagonisti di molti film della competizione e che hanno fatto un’incetta di premi. Ad esempio i fratelli Dardenne da sempre attivi per il destino degli adolescenti hanno ricevuto il Premio per la
miglior sceneggiatura per il film “Jeunes mères”, che descrivono la vita quotidiana di una casa di accoglienza per ragazze madri. Attraverso le storie di cinque di loro, Jessica, Perla, Julie, Ariane e Naïma, i Dardenne mettono in luce, in un film permeato da una tensione drammatica totale e
rivoltante, un dramma sociale troppo spesso dimenticato. Il premio della Giuria del 78/o Festival di Cannes, presieduta da Juliette Binoche è stato vinto ex aequo da Sirat di Oliver Laxe e da Sound of Falling di Mascha Schilinski. La regista
tedesca esplora la storia lunga un secolo di quattro ragazze adolescenti in cerca di un futuro migliore, nonostante il patriarcato nel mondo rurale dell’Altmark, nella Germania orientale. E Sirat del regista spagnolo Olivier Laxe, è un
roadmovie l racconto? Un padre cerca la figlia. Ma ogniparola è troppo. Ogni frase è già troppo tardi.
Perché Sirāt non si racconta. Si ascolta come un canto lontano. Si subisce come una febbre. Si vive come un sogno o un incubo – che ha scelto un ritmo preciso per mostrarsi:quello della techno, del respiro affannato, del fuoco che divampa. Il film comincia come un road movie e finisce
come un’apocalisse mistica Sirat è ambientato nel corso di una fantomatica – ma quanto mai prossima e credibile –terza guerra mondiale, non si sa bene scatenata da chi, non si sa bene contro chi altro; un dettaglio che sarebbe del tutto inessenziale, perché la verità è che la guerra è
cominciata da anni, senza che vi fossero proclami, e non ha alcuna intenzione di rallentare la sua ferocia, di venir meno alla sua sete di sangue. Non c’è nulla all’orizzonte di ciò che a questi disperati vanno ricercando: non si vede mai nulla in
fondo alla via, non si vede in fin dei conti neanche la via stessa. Il terreno già povero di suo è anche portatore di mille più ostacoli, geografici, culturali, dinamitardi. Illusione di un mondo che ancora può spostarsi di rave in rave solo per
ballare e non per esplodere. Due storie toccanti hanno condiviso la Caméra d’Or per il miglior film d’esordio speciale si tratta del nigeriano Akinola Davies Jr per My Father Shadow, l’iracheno Hassan Hadi (americano-iracheno in realtà) per The President’s Cake. Il primo film racconta la storia di due ragazzini che accompagnano il padre a Lagos il giorno in cui l’esercito rende nulle le elezioni democratiche. Nello stesso periodo, all’inizio degli anni Novanta, nel sud dell’Iraq, una bambina viene incaricata di preparare la torta di compleanno per l’allora dittatore, mentre l’embargo americano causa penuria di cibo. Entrambi i film riflettono a modo loro
un’edizione con numerosi bambini oppressi, vittime delle più odiose brutalità della storia, come i bambini martirizzati di Gaza, piu’ di 5000, la cui tragedia in corso era onnipresente dietro le quinte e sui palchi della 78°esima edizione. Controtendenza. C’è stato un consenso unanime per Sentimental value di Joachim Trier, vincitore del Gran Premio della Giuria, assegnato al regista norvegese, per un film di controtendenza di questa edizione, permeata da film politici che riflettono un mondo in caos. Il film di Treier é dolce e malinconico, intimo, autobiografico, sui rapporti complessi fra un padre regista e le sue figlie e dimostra che il cinema può’ anche aiutare a ricomporre legami spezzati.
.Per prendere le distanze dalle inquietudini
contemporanee e dalle tensioni sociali attuali, la
giuria, presieduta dalla francese Juliette Binoche, ha ritenuto opportuno assegnare un premio speciale a Resurrection del cinese Bi Gan, un’odissea che fonde fantascienza, sogno, memoria e metamorfosi. Un robot androide racconta a una giovane donna che si
sveglia in un mondo apocalittico la storia millenaria della Cina, fino alla rara sintesi tra comunismo e capitalismo che la caratterizza oggi. L’insieme costituisce una meditazione sull’umanità, un vibrante omaggio a una settima arte capace di trascendere il tempo. Il regista cinese, autodidatta, Bi Gan si è
affermato come uno dei registi più innovativi di
quest’epoca disorientata.