L’Ue rinnova le sanzioni a Mosca, c’è il caso Slovacchia
Putin: ‘Noi una minaccia per la Nato? Una sciocchezza’
Dopo l’ennesimo appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ai leader Ue ad aumentare la pressione sulla Russia, la macchina blustellata è al lavoro per non abbandonare Kiev. Intanto si è trovata la quadra per il rinnovo di altri sei mesi di tutti i pacchetti di sanzioni. Ma era l’obiettivo più facile. Budapest è l’unica che sul tema può creare problemi ma guarda a Washington per trarre ispirazione sul da farsi. E per ora Donald Trump non ha dato indicazioni al riguardo.
Il focus semmai è sul 18esimo pacchetto, che suscita l’opposizione della Slovacchia per ragioni ritenute “comprensibili”. In pratica si tratterebbe di un no tecnico e non di principio. Il punto cruciale è il phase out del gas russo, e Bratislava fa notare che ha dei contratti in essere con Mosca e che il metano acquistato altrove, per un Paese senza accesso al mare, le costerebbe molto di più. La Commissione sta dunque negoziando per trovare una soluzione, prevedendo persino delle compensazioni, e chi conosce il dossier assicura che il dialogo sta andando bene.
Il premier Robert Fico, d’altra parte, ha firmato la dichiarazione a 26 sull’Ucraina di fine vertice Ue e in quel documento si esprime il sostegno “a nuove misure restrittive alla Russia”. Il 18esimo pacchetto non è espresso apertamente ma sono giochini semantici. Certo, per passare le nuove misure hanno bisogno dell’ok dell’Ungheria, ma a quanto pare Budapest questa volta non sarebbe il problema principale. In compenso però il tetto al greggio russo è stato per ora stralciato dal pacchetto: se ne parlerà più avanti, superate le turbolenze del momento. Nel frattempo Vladimir Putin, da Minsk, ha bollato come “sciocchezze” le affermazioni di chi parla di una minaccia russa alla Nato per motivare l’aumento delle spese militari. Mosca, ha aggiunto, sta calcolando le sue spese militari prendendo in considerazione solo quello che è necessario per “completare l’operazione militare speciale” in Ucraina.
I capi delle delegazioni russa e ucraina nelle due tornate di trattative svoltesi a Istanbul “continuano a mantenere contatti diretti per telefono” tra loro, e attualmente, “stanno discutendo di quando si terrà la prossima tornata”, ha poi assicurato, lodando Donald Trump perché sta “cercando sinceramente di arrivare alla pace in Ucraina”. In Europa però non sono così convinti che Putin, quand’anche si arrivi alla pace, sia in grado di mettere fine all’economia di guerra che ha costruito. Inoltre, il processo di disimpegno degli Usa nel Vecchio Mondo appare ormai irreversibile quindi per gli europei spendere di più è l’unica via. Ecco perché il tema della difesa sta conoscendo uno slancio nuovo.
Chiuso il capitolo Nato, con gli obiettivi di capacità e di spesa approvati, ora si guarda all’Ue per avere gli strumenti adatti per poter rispettare gli impegni presi. La tabella di marcia che la Commissione presenterà a ottobre conterrà anche spunti sul finanziamento, mentre sullo sfondo non si assopisce mai del tutto l’opzione eurobond (osteggiati da Olanda e Germania). “C’è tempo, non dobbiamo parlarne ora”, assicura una fonte europea. I 27 – a quanto si apprende – hanno poi espresso grande interesse ad approfondire le possibilità di acquistare insieme, con l’obiettivo di “spendere meglio”. Perché in quel caso, alla revisione Nato del 2029, si aprirebbe anche la ragionevole possibilità di spendere meno.A questo proposito, inizia a farsi largo l’ipotesi dell’asset sharing. Ovvero condividere tra vari Paesi certe capacità strategiche, dalla stazza eccessiva per i piccoli europei. Si va dalla contraerea ai grandi velivoli da trasporto, dalle aviocisterne per il rifornimento alle capacità spaziali o cyber.